Anna Bolena: la decapitazione di una regina

Il 19 maggio 1536 Anna Bolena, la seconda moglie di Enrico VIII, veniva portata al patibolo con l'accusa di alto tradimento: fu la prima regina inglese a essere condannata a morte

Ogni anno, il 19 maggio, nella cappella di San Pietro in Vincoli dentro il recinto della Torre di Londra si depongono fiori per onorare la memoria di Anna Bolena, regina d'Inghilterra mandata al patibolo proprio davanti a questa cappella, all'interno della Torre, nel maggio di 485 anni fa.

Immagine della Torre di Londra del XV secolo

Immagine della Torre di Londra del XV secolo

Foto: Pubblico dominio

L'ascesa al potere

Prima di diventare regina, Anna Bolena, figlia di un gentiluomo di corte, era stata dama di compagnia della regina Caterina d'Aragona, prima moglie di Enrico VIII, il re d'Inghilterra. Quando il re si convinse che la regina non sarebbe più stata in grado di garantirgli un erede – dal loro matrimonio era nata una sola figlia, Maria –, si rivolse al papa per chiedere l'annullamento delle nozze. Il papa si oppose, e da questo scontro originò lo scisma tra la Chiesa di Roma e quella inglese: Enrico si proclamò capo della Chiesa anglicana, allontanò dalla corte Caterina e il 25 gennaio 1533 sposò Anna Bolena, che corteggiava da più di sette anni.

Anche questo matrimonio, però, era destinato a deludere il re: nel settembre di quell'anno alla coppia nacque una figlia femmina, a cui fu dato il nome di Elisabetta. Nei tre anni successivi Anna ebbe due aborti spontanei, e il re cominciò a pensare che anche questa regina sarebbe stata incapace di dargli un erede.

La caduta

All'inizio del 1536 una serie di eventi precipitò le cose. Il 29 gennaio Anna ebbe un nuovo aborto spontaneo, questa volta di un maschio, convincendo definitivamente il re che il suo secondo matrimonio fosse stato maledetto da Dio. Inoltre, già da alcuni mesi Enrico aveva messo gli occhi su Jane Seymour, una dama di corte che, come Anna prima di lei, si rifiutava di concederglisi se non in matrimonio. Non da ultimo, il 7 gennaio era morta Caterina, lasciando Enrico ufficialmente vedovo e dunque libero di risposarsi anche agli occhi della Chiesa cattolica.

Ritratto di Anna Bolena della fine del XVI secolo

Ritratto di Anna Bolena della fine del XVI secolo

Foto: Pubblico dominio

La caduta della regina fu improvvisa e inaspettata: il 2 maggio fu imprigionata nella Torre di Londra con l'accusa di adulterio e tradimento, per aver complottato di uccidere il re e regnare insieme a uno dei suoi presunti amanti. Il processo era stato messo in piedi da Thomas Cromwell, consigliere generale del re, che in quegli stessi giorni fece arrestare diversi gentiluomini di corte sospettati di essere stati amanti della regina. Tra loro c'era anche George Bolena, il fratello di Anna: alle incriminazioni si aggiunse quella di incesto. Tutti loro negarono le accuse, salvo un musicista, Mark Smeaton, che sotto tortura confessò di avere avuto relazioni con la regina. Gli altri imputati, in quanto gentiluomini, non potevano essere torturati.

Il 15 maggio Anna fu condannata a morte da una corte di suoi pari presieduta dal suo stesso zio, il duca di Norfolk. Fu condannata per alto tradimento, un delitto che veniva punito con il rogo. Davanti a un popolo attonito per la messa a morte della regina – un episodio senza precedenti nella storia inglese – il re intervenne per commutare la pena in decapitazione, una fine molto più rapida e meno dolorosa.

Le istruzioni del re

Qualche mese fa è emerso il documento che raccoglie le istruzioni stilate personalmente da Enrico VIII riguardo all'esecuzione della moglie. Si tratta di un passaggio finora trascurato all'interno di uno dei numerosi registri dei Tudor conservati negli archivi nazionali inglesi, fitti di appunti burocratici. La storica Tracy Borman, specialista della dinastia Tudor, ha dichiarato all'Observer che si tratta di «uno dei ritrovamenti più emozionanti degli ultimi anni». Secondo la studiosa, le istruzioni dimostrerebbero che le azioni di Enrico nei confronti della seconda moglie furono calcolate e premeditate e rinforzerebbero l'immagine di «mostro patologico» del re d'Inghilterra.

'Anna Bolena nella Torre di Londra'. Dipinto di Edouard Cibot. 1835. Musée Rolin, Francia

'Anna Bolena nella Torre di Londra'. Dipinto di Edouard Cibot. 1835. Musée Rolin, Francia

Foto: Pubblico dominio

Nel documento sono indicate con precisione la modalità e il luogo in cui il carceriere William Kingston avrebbe dovuto mandare a morte «l'ex regina di Inghilterra, precedentemente nostra moglie, recentemente imprigionata e condannata per alto tradimento»: «Noi comandiamo… che le sia mozzata la testa… nel parco della Torre di Londra… e che il carceriere non ometta nulla di quanto ordinato».

Gli studiosi ritengono che questa minuziosità sia in parte dovuta all'eccezionalità della circostanza. Da un lato, non c'erano precedenti sulle procedure di esecuzione di una regina d'Inghilterra; dall'altro, bisognava evitare che un evento così grave suscitasse disordini tra la popolazione, rendendolo il più possibile sobrio e riservato (il che spiega la commutazione della sentenza e la decisone che non si svolgesse in pubblico). Come ricorda Borman, «poiché è una storia che conosciamo bene, tendiamo a dimenticare quanto fosse sconvolgente l'esecuzione di una regina, ma c'era il rischio che i responsabili si spaventassero troppo all'idea di procedere, si convincessero che alla fine non sarebbe successo. Con queste istruzioni Enrico gli stava assicurando di sì. Per anni si è ritenuto che Cromwell fosse il colpevole della condanna: ma questo documento dimostra che fu Enrico a progettare tutto».

La specifica richiesta del re di «mozzare la testa» alla regina indica pure che la condanna andava compiuta con una spada, e non una scure, lo strumento solitamente usato in Inghilterra, che spesso però non uccideva al primo colpo. Anche questo atto di clemenza, tuttavia, cela un risvolto oscuro: lo spadaccino incaricato dell'esecuzione fu mandato a chiamare dalla Francia ancor prima della conclusione del processo, rivelando che la decisione di Enrico era evidentemente già stata presa.

Il primo incontro di Enrico VIII e Anna Bolena. Collezione privata. 1835.

Leggi anche

Le sei sventurate mogli di Enrico VIII

Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!

L'alba del 19 maggio

Venerdì 19 maggio 1536, poco prima dell'alba, la regina mandò a chiamare il carceriere Kingston perché assistesse con lei all'ultima messa, e ricevendo l'eucarestia giurò più e più volte di essere innocente. Alle otto lasciò le proprie stanze, dove solo tre anni prima aveva atteso il giorno delle nozze con il re, e fu scortata attraverso il cortile della Torre da quattro dame che l'accompagnarono fino al patibolo, coperto di stoffa nera e paglia. La donna indossava una sottoveste cremisi coperta da una veste di damasco grigio scuro con guarnizioni di pelliccia e un mantello di ermellino. Un cappuccio copriva la cuffia che le celava i capelli. Kingston la aiutò a salire le scale del patibolo.

I cancelli della Torre, però, non erano stati chiusi in tempo e un migliaio di persone riuscì ad assistere all'esecuzione. La regina si rivolse a loro chiedendo di pregare per lei e per il re, e per tutti gli uomini che l'avevano condannata. Fu un discorso commovente, che pur riaffermando la sua innocenza risparmiò qualunque critica rivolta al re, certo per evitare che egli si accanisse sulla loro figlia Elisabetta, e forse anche nella remota speranza di una grazia tardiva. La regina ignorava che solo la sera prima l'arcivescovo di Canterbury aveva dichiarato nullo il suo matrimonio con Enrico, privando così Elisabetta dei suoi diritti ereditari.

Elisabetta I, figlia di Anna Bolena ed Enrico VIII, all'età di 13 anni. Dipinto di William Scrots. 1546 circa

Elisabetta I, figlia di Anna Bolena ed Enrico VIII, all'età di 13 anni. Dipinto di William Scrots. 1546 circa

Foto: Pubblico dominio

Concluso l'appello, Anna ringraziò le sue accompagnatrici chiedendo loro di pregare per la sua anima e rivolse parole di perdono anche al boia, offrendogli un sacchetto di monete da distribuire ai poveri in suo nome. Rimosse poi il mantello di ermellino e il cappuccio, sistemando i capelli sotto la cuffia; quindi s'inginocchiò dritta, alla maniera delle decapitazioni francesi, e una delle dame le coprì gli occhi con una benda.

Lo spadaccino si accorse che la regina continuava a muovere la testa in attesa del colpo, e per distrarla chiamò ad alta voce il suo assistente perché gli passasse la spada. Mentre Anna si girava nella direzione indicata dalla voce, le si avvicinò silenziosamente e la decapitò in un colpo solo. La sua testa cadde sulla paglia e fu coperta da un drappo bianco, mentre i cannoni della Torre sparavano per informare il mondo ‒ e il re, che non era presente ‒ della morte di colei che, fino a pochi giorni prima, era stata la regina d'Inghilterra.

Rappresentazione della decapitazione della regina. Nella realtà, il re non assistette all'esecuzione

Rappresentazione della decapitazione della regina. Nella realtà, il re non assistette all'esecuzione

Foto: Pubblico dominio

I suoi resti furono portati dalle dame nella cappella della Torre e deposti in una cassa di legno che un tempo aveva ospitato delle frecce: a causa del gran numero di esecuzioni dei giorni precedenti, in cui gli “amanti” di Anna Bolena erano stati messi a morte, nella Torre non c'erano più bare. Non ci fu alcuna cerimonia funebre: la regina Anna fu seppellita in una tomba anonima all'interno della cappella. Solo nel 1876, quando la regina Vittoria ordinò il restauro dell'edificio, i suoi resti furono identificati e coperti da una lastra di marmo con un'iscrizione.

Undici giorni dopo l'esecuzione, il 30 maggio, Enrico VIII sposò Jane Seymour in terze nozze. Fu proprio lei a dargli il tanto sospirato figlio maschio, il futuro Edoardo VI, destinato però a morire a soli sedici anni. Per ironia della sorte, a dare al regno la stabilità che Enrico VIII aveva sempre sognato fu invece la figlia di Anna Bolena, Elisabetta I, la monarca inglese più nota e celebrata della storia.

'Il ritratto dell’Armata', del 1588, rappresenta la regina Elisabetta I vittoriosa sulla Spagna, la cui disfatta è raffigurata alle sue spalle. La mano che indica il Nuovo mondo rivela le ambizioni dell’Inghilterra

Leggi anche

Scacco al re: Elisabetta I contro Filippo II

I principi dormono nel loro letto nella torre poco prima di essere soffocati con un cuscino da un sicario di Riccardo III

Leggi anche

I principi che scomparvero dalla torre di Londra

Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!

Condividi

¿Deseas dejar de recibir las noticias más destacadas de Storica National Geographic?