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Questa Cmap, creata con IHMC CmapTools, contiene informazioni relative a: La questione di Fiume e la vittoria mutilata, portò nel 1920 al Trattato di Rapallo, con il quale l'Italia rinunciava a Fiume che restava città libera e in seguito mandò l'esercito a liberare la città di Fiume dagli occupanti, liberazione che avvenne il 31 dicembre 1920, fece breccia tra i reduci scontenti e tra i membri del ceto medio, che usciva dal conflitto declassato e impoverito, il mito della'vittoria mutilata' mito sul quale puntarono nazionalisti e membri dei Fasci di Combattimento, il nuovo movimento fondato da Mussolini, con un manipolo di 'legionari' (volontari armati), si impossessò della città e vi instaurò la 'reggenza del Carnaro' realizzando così il primo esempio di un'appropriazione violenta del potere (che precedette la 'marcia su Roma dei fascisti), presentata come un'azione propagandistica contro la vigliaccheria del governo liberale, all'Italia il Trentino e l'Alto Adige, Trieste e l'Istria, oltre ad una fetta della Dalmazia secondo gli accordi stipulati nel Trattato di Londra, in un clima di crisi e tensioni dovuto alle conseguenze politiche, sociali ed economiche del conflitto per cui fece breccia tra i reduci scontenti e tra i membri del ceto medio, che usciva dal conflitto declassato e impoverito, il mito della'vittoria mutilata', puntarono nazionalisti e membri dei Fasci di Combattimento, il nuovo movimento fondato da Mussolini che imparò molto dall'impresa di Fiume sulle tecniche comunicative per coinvolgere e pilotare le masse, portò nel 1920 al Trattato di Rapallo, con il quale l'Italia rinunciava a Fiume che restava città libera mentre solo nel 1924, in un clima politico ben diverso, con il Trattato di Roma la città divenne italiana, ne restò fuori la città di Fiume che non era stata prevista dal Patto di Londra, puntarono nazionalisti e membri dei Fasci di Combattimento, il nuovo movimento fondato da Mussolini il quale tuttavia se in un primo momento aveva appoggiato l'impresa di Fiume, in seguito si rese conto della concorrenza che D'Annunzio faceva al suo progetto egemonico e dunque prese le distanze dal Vate, dopo le dimissioni di Orlando e con il nuovo esecutivo Nitti si era mostrato incapace di risolvere politicamente la controversia e di fatto aveva tollerato l'impresa di D'Annunzio ma il clima generalizzato di disordini e violenze suggerì a Nitti di dimettersi nel novembre 1919 a la guida del governo tornò all'anziano Giolitti, che avviò le trattative per chiudere la controversia, ne restò fuori la città di Fiume che era italiana ma che era rivendicata anche dal nuovo Regno di Jugoslavia, ne restò fuori la città di Fiume decisione che provocò l'allontanamento dal tavolo dei lavori di Orlando e Sonnino, il primo esempio di un'appropriazione violenta del potere (che precedette la 'marcia su Roma dei fascisti), presentata come un'azione propagandistica contro la vigliaccheria del governo liberale governo che nel frattempo dopo le dimissioni di Orlando e con il nuovo esecutivo Nitti si era mostrato incapace di risolvere politicamente la controversia e di fatto aveva tollerato l'impresa di D'Annunzio, LA QUESTIONE DEI TRATTATI PER L'ITALIA si innescò in un clima di crisi e tensioni dovuto alle conseguenze politiche, sociali ed economiche del conflitto, ne restò fuori la città di Fiume fatto che favorì la prova di forza organizzata da D'Annunzio, fece breccia tra i reduci scontenti e tra i membri del ceto medio, che usciva dal conflitto declassato e impoverito, il mito della'vittoria mutilata' ovvero la recriminazione nei confronti delle potenze alleate che non avrebbero tenuto conto dei diritti legittimi dell'Italia, il clima generalizzato di disordini e violenze suggerì a Nitti di dimettersi nel novembre 1919 a la guida del governo tornò all'anziano Giolitti, che avviò le trattative per chiudere la controversia obiettivo che portò nel 1920 al Trattato di Rapallo, con il quale l'Italia rinunciava a Fiume che restava città libera, favorì la prova di forza organizzata da D'Annunzio il quale fu molto abile a sfruttare il malessere dei tanti reduci scontenti della pace, favorì la prova di forza organizzata da D'Annunzio che con un manipolo di 'legionari' (volontari armati), si impossessò della città e vi instaurò la 'reggenza del Carnaro', tolse all'Austria, ormai non più impero a causa dello sfaldamento dello stato asburgico al termine del conflitto, il dominio in tutti i territori dell'ex Impero di nazionalità non germanica e attribuì all'Italia il Trentino e l'Alto Adige, Trieste e l'Istria, oltre ad una fetta della Dalmazia